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New York a Halloween: un’esperienza da brivido (e da sogno)

C’è qualcosa di magico nel partire per New York a fine ottobre. Sarà l’aria frizzante che sa di autunno e caffè fumante, o le vetrine addobbate con zucche, ragnatele e sorrisi inquietanti. Ma appena sono atterrata, ho capito che questo viaggio non sarebbe stato solo una vacanza: sarebbe stato un piccolo film in cui per sei giorni avrei recitato il ruolo della protagonista.


E la verità è che New York non delude mai, ma a Halloween si supera.


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L’energia che non dorme mai

Ogni angolo della città sembra muoversi al ritmo del suo stesso battito. Da Times Square, illuminata come fosse sempre mezzogiorno, fino a Central Park, dove le foglie color oro e ruggine si posano lente sull’acqua, tutto racconta un’energia contagiosa, viva, quasi elettrica.


E poi lei, la Statua della Libertà, che ho guardato a lungo durante la crociera sul fiume. C’era un vento freddo che pizzicava la pelle, ma dentro sentivo solo calore: quello di chi realizza un sogno.


Travestimenti, sorrisi e un pizzico di follia

A Halloween New York si trasforma. Ci sono streghe che prendono la metropolitana, zombie che ordinano un hot dog e supereroi che si fanno selfie davanti al Flatiron Building. E noi eravamo lì, nel cuore della parata del Village, circondati da musica, risate e luci arancioni che sembravano uscire da una fiaba gotica.


La nostra accompagnatrice, è stata impeccabile: sempre nel posto giusto al momento giusto. È riuscita a farci vivere la città in modo autentico, a farci “entrare” davvero in ogni luogo. Con lei, ogni tappa è diventata una scoperta — dall’alba su Brooklyn Bridge al tramonto visto dall’Empire State Building.


Un viaggio che resta

Ci sono viaggi che si vivono e altri che ti restano addosso. New York appartiene a questa seconda categoria: la porti dentro, insieme alle risate del gruppo, ai caffè presi al volo, alle foto fatte con le mani intirizzite dal freddo.


È stato un viaggio indimenticabile, pieno di fascino, stupore e meraviglia. E se dovessi descriverlo in una parola, direi: gratitudine.Per aver condiviso con persone straordinarie un’esperienza che sa di libertà, di sogno e — perché no — di un pizzico di follia.



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